Comunicato Unicobas
5 giugno, P.zza delle 5 Lune, h.17.00/21.00, sit in al Senato per il Ritito del ddl scuola.
Unicobas organizza con docenti precari, immobilizzati e tutto il personale della scuola un presidio per il ritiro del DDL “Buona Scuola”. Indosseremo qualcosa di rosso e saremo presenti in massa con bandiere, striscioni e cartelli.
Tutto il popolo della scuola è invitato a partecipare.
1. Palese disparità di trattamento sulla titolarità d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al diritto alla permanenza sul posto di lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego (violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati). Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato su di una linea di autobus, mentre con il ddl 2994 gli insegnanti verrebbero inseriti in un organico cd. ‘funzionale’ senza una scuola fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze. Questo vulnus, a regime, investirebbe tutti docenti, sia quanti andassero in esubero che quanti avessero necessità di procedere a trasferimento. I più ‘fortunati’ avrebbero un incarico triennale. Su triennalità del nuovo tipo di ‘contratto’ ed ambiti territoriali, va anche sottolineato che, come stabilisce il codice civile: “ogni lavoratore ha diritto, superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere nel suo luogo di lavoro”. Alcuni sprovveduti citano a confronto l’attuale DOP (dotazione organica aggiuntiva) già esistente su base provinciale: tale paragone è del tutto destituito di senso, visto che la DOP non è certo regionale (come invece sarebbe l’organico funzionale previsto dal ddl Renzi), ma soprattutto dal momento che ne fanno parte solo una minoranza di docenti in esubero, ai quali è comunque possibile far domanda per ottenere la titolarità di istituto.
2. Intervenire per legge, come questo ddl si propone per molti istituti economici, normativi e di stato giuridico, in sostanza come ente datoriale (‘inaudita altera parte’), significa anche violare unilateralmente, contro ogni norma del diritto del lavoro, il contratto nazionale vigente e tutte le norme poste costituzionalmente a garanzia della funzione docente in ordine alla salvaguardia della libertà di insegnamento. Inoltre quest’operazione è volta esplicitamente non solo a disapplicare il contratto vigente, bensì a spostare sul terreno della ‘riserva di legge’ istituti di natura tipicamente contrattuale, come l’orario di lavoro, le ferie, la retribuzione (premiale), lo stato giuridico.
3. Valutazione impropria della funzione docente da parte di chi non ne ha le competenze:
a) genitori ed alunni del Comitato di valutazione. Tralasciando l’evidente conflitto d’interessi è come se ai medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa), che verrebbe ‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal Consiglio d’Istituto cancellando di fatto l’organo professionalmente preposto, che è il Collegio dei Docenti. Complessivamente, verrebbe realizzata una ‘strategia’ valutativa inaudita, assolutamente diseducativa e destrutturante dell’autorevolezza dell’istituzione scuola, mai invalsa in sistemi formativi di pregio;
b) un dirigente scolastico, mai formato all’uopo (neanche sotto l’aspetto ‘tecnico’, poiché dovrebbe allora avere competenze quantomeno interdisciplinari certificate in campo metodologico didattico e su tutte le singole materie), che comunque non potrà mai avere una posizione di terzietà, essendo interno alle dinamiche di gruppo presenti nell’istituto. Una cosa del genere, esclusa ‘ab origine’ da qualsiasi manuale in dotazione agli studenti del primo anno di qualsiasi facoltà di psicologia, non avviene in nessun paese del mondo;
c) assenza assoluta si qualsiasi criterio di riferimento, assenza assoluta di qualsiasi bilanciamento dei poteri. La discrezionalità assoluta ricorda quei sistemi totalitari intesi a mettere la funzione docente al proprio servizio per il tramite di presidi compiacenti. Ricordiamo in proposito, ai cd. fautori del ‘nuovismo’ di Renzi, che la nota di qualifica funzionale venne introdotta in Italia dal fascismo: tramite questa descrizione particolareggiata dell’iter pedagogico e comportamentale dei docenti, Mussolini chiedeva ai presidi dell’epoca di segnalare coloro i quali non fossero in linea col regime, ma sempre grazie alla stessa nota, eliminata nel 1974 dai DPR 416 e 417, abbiamo tutt’ora (nei meandri dei vecchi provveditorati) una preziosa letteratura sull’uso fantasioso fatto proprio dall’ala ‘creativa’ di quei presidi, che ancora nella prima metà degli anni ‘70 del Novecento riferivano della riprovevole usanza di talune insegnanti che indossavano ‘gonne che non coprivano il ginocchio’.
4. Il ddl ‘La Buona Scuola’, viceversa, non s’accorge delle criticità reali del sistema d’istruzione. Non s’accorgono, gli estensori, della violazione palese, ma quotidiana, del diritto allo studio, che interessa tutte le 8.400 istituzioni scolastiche del Paese, con la divisione delle classi. Una vergogna che andrebbe denunciata, caso per caso, all’autorità giudiziaria, resa pressoché inevitabile da norme che consentono ai precari (anche temporanei e, ad es. nella Primaria, per supplenze giornaliere) la presenza contemporanea nelle graduatorie ad incarichi e supplenze di 30 istituti, non impongono la residenza (almeno) nella provincia e prevedono il rifiuto della supplenza senza penalità. Un sistema introdotto nella scuola dal Ministro Moratti, che ha modificato le normative che imponevano un massimo di 3 scuole, residenza nel comune e passaggio in fondo alla graduatoria in caso di rifiuto dell’incarico. Tutto ciò ha reso ingovernabile la scuola pubblica (a tutto vantaggio delle private). Non s’accorgono gli estensori del caos didattico e funzionale introdotto dalla ‘riforma’ Gelmini con il cd. ‘maestro prevalente’ nella scuola Primaria, che ha imposto agli alunni maestri e maestre titolari persino su 10 classi (altro che ‘necessità di figure di riferimento più stabili’)! Non s’accorgono gli estensori della precarietà esiziale del tempo pieno residuo, reso quasi impossibile da norme inique sugli organici, tanto che gli Uffici Scolastici Provinciali ne hanno abolito persino il termine, assegnando all’ ‘autogestione della miseria’ delle singole scuole - che così non riescono ad esaurire le liste d’attesa per il tempo pieno, dovendo peraltro (contra legem) ‘mascherarne’ l’istituzione con terminologie astruse - un numero di docenti ‘tarati’ unicamente sull’impianto adultistico ‘modulare’, quello cha ha ridotto dal primo al sesto posto (attuale) la Scuola Primaria italiana, secondo le graduatorie dell’OCSE. Non s’accorgono gli estensori dell’eliminazione di fatto del bilinguismo nelle scuole Medie, dei tagli efferati operati da Tremonti (8,5 miliardi), dell’aumento smisurato del numero di alunni per classe, dell’apparizione per questo di una scuola minimalista con un numero di ore inaccettabilmente ridotto per materie fondamentali. Non s’accorgono della ‘creazione gelminiana’ di un ‘Liceo’ Scientifico senza il latino, né dei laboratori chiusi perché senza tecnici e senza insegnanti tecnico-pratici. La loro ‘Buona SqUOLA’ deve fare ancor di peggio.
Stefano d’Errico (Segretario nazionale)
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Nuove Compagnie, vecchi copioni
Non è una novità legger la notizia che una fabbrica, vedi Nuova Infa di Aviano del Gruppo Sassoli, ceda un ramo di azienda per formare una nuova compagnia, la Sigma Re. Come non è nuovo che in queste fusioni una parte dei lavoratori siano dichiarati in esubero. Probabilmente suona anche familiare che si costringano i 40 lavoratori in esubero a firmare la rinuncia all’impugnazione del licenziamento, pena il non mantenimento del resto degli occupati, ovvero 52 tra operai e impiegati. Tutto nella normalità, del resto dal 2006 i posti di lavoro persi sono 150. Per rilanciare l’azienda l’unica soluzione trovata in mesi di trattativa è quella di buttarne fuori altri 40, perché di piano industriale e di reali progetti non se ne parla, almeno non ora. Per il momento l’unico obbiettivo è quello di mettere i lavoratori stessi, e le loro famiglie, in lotta gli uni contro gli altri. Noi questo non lo accettiamo, l’unica lotta che noi riconosciamo è quella dei lavoratori contro i padroni, che costringono ad elemosinare un lavoro a scapito di diritti, tutele e, ormai troppe volte, di dignità. Solidarietà ai lavoratori ed alle lavoratrici della Nuova Infa.
Iniziativa libertaria – Pordenone
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Bologna
Sgomberi e repressione non fermano le lotte
Sabato 6 giugno manifestazione per casa, reddito e dignità con la partecipazione di oltre 1000 persone, sabato 13 giugno ci sarà la manifestazione regionale dei migranti per rivendicare i permessi di soggiorno. Due percorsi che si intecciano e che intrecciano le innumerevoli altre lotte in corso in città.
A questo movimento prefetto, sindaco e questore oppongono repressione. Nelle ultime settimane una raffica di sgomberi:
- via Alessandrini occupazione e sgombero lampo dello stabile che la rete Eat the Rich voleva adibire a mense, mercato e magazzino per i GAS e per i produttori del circuito Genuino Clandestino
- via del Parco sombero dopo 3 giorni della caserma Stamoto che il collettivo Noi Restiamo voleva adibire a rifugio e spazio da recuperare ai beni comuni
- il giorno prima sgomberato in via Zago un locale “la Rage” occupato per abitarvi da un collettivo di ventenni
- via Emilia Levante sgombrato lo stabilimento ex-Dima che la Coalizione internazionale rifugiati migranti e sans-papier (CISPM) voleva adibire a “CARA” autogestito
- via Stalingrado sgomberato lo stabile ex-Mercatone occupato dai collettivi Hobo
Questi alcuni degli episodi.
Per ognuno di questi interventi decine le identificazioni che producono centinaia di denunce e vari provvedimenti restrittivi. Nell’occhio del ciclone, in questa fase, il collettivo Hobo con 8 provvedimenti cutelari (2 domiciliari e 6 fogli di via). Ma anche per le altre occupazioni sgomberate si preannunciano provvedimenti restrittivi.
La manifestazione di sabato 6 ha catalizzato attorno alla lotta delle famiglie che occupano lo stabile ex-Telecom la protesta sociale e la solidarietà per compagni/e e occupanti colpiti dalla repressione.
Nonostante gli sgombri, le occupazioni sono sempre più diffuse in città ed alcune di queste riescono a resistere da anni e da mesi. Anche i picchetti antisfratto si stanno efficacemente estendendo.
In settimana ci saranno assemblee per lanciare la manifestazione di sabato prossimo (per altro in quella giornata è prevista la provocatoria manifestazione degli anti-abortisti di fronte all’ospedale Maggiore) e per sostenere la campagna di denucia delle attività repressive “libertà di dimora”.
Quotidianamente si svolgono manifestazione, presidi, picchetti, scioperi, su tutti i temi sociali: dalla lotta contro la controriforma della scuola, alla lotta per il lavoro, per il reddito, per la casa, per il diritto di soggiorno, per la libertà.
Nonostante il questore Coccia abbia dichiarato l’antagonismo bolognese il problema numero uno della sicurezza in città ed abbia dato seguito a questa dichiarazione cercando di instaurare uno stato di poliza, il movimento di lotta non si arresta.
Redb
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1° giugno serata per Umanità Nova a Pontedera (PI)
Ottima riuscita per l’iniziativa a favore del giornale svoltasi negli accoglienti locali del circolo Arci “il Botteghino” in località La Rotta, appena fuori Pontedera. Cena conviviale per una ottantina di persone (tra le quali molte/i compagne/i provenienti da Pisa, Livorno, Piombino, Empoli, Firenze che hanno in vario modo dato una mano), seguita dal susseguirsi degli interventi musicali, canori e teatrali di amiche e amici del compagno della zona che ha ideato e organizzato la serata, durata fino a tardi.
Maurizio di Firenze